Riallineamento accise: perché dal 2026 il gasolio costerà di più (e cosa c’entra il PNRR)
Dal 2026 le accise su gasolio e benzina inizieranno ad allinearsi. Una manovra graduale prevista dal PNRR per ridurre i sussidi ambientalmente dannosi. Ecco cosa cambia per aziende, trasportatori e responsabili flotte.
Un cambiamento lento, ma strutturale
A partire dal 2026, in Italia prenderà il via un riallineamento progressivo delle accise sui carburanti, che porterà gasolio e benzina ad avere lo stesso livello di tassazione entro il 2030.
Il provvedimento, contenuto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), punta a rimuovere i cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi (SAD), adeguando la fiscalità dei carburanti alle direttive europee in materia di sostenibilità.
Per chi gestisce flotte aziendali, veicoli industriali o mezzi da lavoro, non è un semplice adeguamento contabile, ma un cambio di scenario con implicazioni concrete sul medio-lungo periodo.
Il contesto attuale: un sistema fiscalmente sbilanciato
Oggi in Italia le accise differiscono in modo netto:
- Gasolio: 0,617 €/litro
- Benzina: 0,728 €/litro
Una forbice storica che ha agevolato l’impiego del gasolio, specie in ambito commerciale e professionale. Tuttavia, a livello ambientale, il diesel è responsabile di maggiori emissioni di ossidi di azoto (NOx) e particolato fine (PM10), dannosi per la salute pubblica.
A livello europeo, la disparità fiscale tra i due carburanti viene considerata un incentivo distorsivo, incompatibile con gli obiettivi del Green Deal. Di conseguenza, l’Italia ha formalizzato nel PNRR l’impegno a correggere questa anomalia.
Il piano operativo: come cambieranno le accise
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha tracciato un percorso di armonizzazione su base quinquennale, con tappe graduali a partire dal 1° gennaio 2026.
I principali elementi della riforma sono:
- Aumento dell’accisa sul gasolio: incremento annuo stimato tra +1 e +2 centesimi al litro
- Riduzione simmetrica dell’accisa sulla benzina
- Aliquota unica prevista al 2030: circa 0,673 €/litro
Va precisato che l’accisa è una componente fissa del prezzo del carburante, e pertanto ha impatti diretti e prevedibili sul costo alla pompa, al netto delle dinamiche di mercato e delle oscillazioni internazionali del greggio
.
A chi tocca? Gli effetti concreti su trasporti e imprese
Il riallineamento delle accise avrà un impatto diretto, anche se progressivo, su vari settori:
- Autotrasporto e logistica: il diesel è ancora oggi il carburante di riferimento per la maggior parte dei mezzi pesanti. L’aumento inciderà sui costi operativi, soprattutto per chi non potrà convertire a breve la propria flotta.
- Flotte aziendali: le imprese che gestiscono veicoli commerciali dovranno rivedere i propri budget carburante, considerando l’incremento programmato.
- Trasporto pubblico locale: anche i bus a gasolio saranno coinvolti, ma il governo ha previsto che una parte delle nuove entrate sarà destinata al rinnovo dei contratti degli autoferrotranvieri e al miglioramento dei servizi locali.
- Consumatori privati: per chi guida auto diesel, l’aumento sarà graduale ma inevitabile. Tuttavia, il prezzo finale al distributore dipenderà anche dall’andamento del mercato petrolifero.
Le motivazioni: PNRR e fiscalità ambientale
La riforma nasce da impegni specifici assunti nel quadro del PNRR italiano, in risposta alle richieste della Commissione Europea. In particolare:
- Eliminazione dei SAD come condizione per l’erogazione dei fondi europei
- Riforma della fiscalità ambientale per orientare comportamenti di consumo
- Coerenza con i target di riduzione delle emissioni al 2030 e al 2050
In parallelo, istituzioni come l’OCSE e l’Agenzia Europea dell’Ambiente hanno più volte sottolineato la necessità di disincentivare l’uso del diesel attraverso leve fiscali più eque e neutre.
Impatti concreti per chi gestisce flotte
Per i fleet manager, questo cambiamento comporta un necessario ripensamento delle strategie di approvvigionamento e ottimizzazione dei costi. Gli effetti si manifesteranno principalmente su tre fronti:
1. TCO e previsione dei costi operativi
L’aumento delle accise inciderà sul Total Cost of Ownership dei mezzi alimentati a gasolio, anche in presenza di veicoli efficienti. È fondamentale aggiornare i modelli previsionali includendo gli incrementi fiscali programmati fino al 2030.
2. Scelte di rinnovo flotta
Il riallineamento potrebbe accelerare l’adozione di alternative (metano, biocarburanti, ibrido) laddove vi sia convenienza operativa o incentivi pubblici. In particolare, le flotte urbane e regionali sono le più esposte a questa transizione.
3. Politiche di rifornimento e pianificazione
L’evoluzione fiscale impone una maggiore attenzione all’ottimizzazione dei rifornimenti, sia in termini di prezzo che di logistica. Strumenti di monitoraggio, contrattazione e digitalizzazione dei processi potranno fare la differenza nei margini.
Misure compensative e possibili sviluppi
Il Governo ha annunciato che una parte del gettito derivante dal riallineamento sarà destinato al settore dei trasporti. Tra le misure previste:
- Finanziamento del rinnovo dei contratti del TPL (autoferrotranvieri)
- Potenziamento delle infrastrutture pubbliche
- Incentivi per la mobilità sostenibile aziendale
Tuttavia, non è al momento prevista una compensazione diretta per il trasporto privato o merci, rendendo ancora più importante una pianificazione anticipata da parte delle imprese.
E ora?
Il messaggio è chiaro: il gasolio non sarà più un carburante fiscalmente “di favore”.
Quello che cambia è il principio, non solo il prezzo. Le politiche fiscali iniziano a parlare la lingua della sostenibilità: chi inquina di più, paga di più.
Il riallineamento delle accise tra gasolio e benzina non è un aumento temporaneo legato al contesto geopolitico o al mercato. È una riforma fiscale strutturale, che punta a correggere un’anomalia e a riallineare l’Italia agli standard europei di sostenibilità e coerenza ambientale.
Per i responsabili di flotte aziendali e per chi opera nei settori interessati c’è ancora tempo per adattarsi, ma attenzione! Il conto alla rovescia è partito e il 2026 segna l’inizio di una nuova fase: pianificare oggi significa evitare sorprese domani, proteggendo la competitività e garantendo margini in un contesto sempre più regolamentato.